Ultimo aggiornamento il 17 Aprile 2024 by Luisa Pizzardi
Un poliziotto della polizia penitenziaria del Piemonte ha ottenuto un risarcimento di 10mila euro da parte del Tar dopo essere stato sottoposto a un esame psichiatrico per presunte tendenze omosessuali. Analizziamo nel dettaglio l’ingiusta situazione vissuta dall’agente e le conseguenze legali che ne sono derivate.
L’iniziale esame psichiatrico ingiusto
L’agente scelto di polizia penitenziaria è stato sottoposto a un esame psichiatrico in seguito a una segnalazione, poi rivelatasi falsa, da parte di due detenuti della struttura carceraria in cui lavorava. L’esame era stato ordinato per verificare le presunte tendenze omosessuali dell’agente, mettendo in discussione la sua idoneità al lavoro. La situazione ha generato consistenti ripercussioni sulla reputazione e sulla sfera personale del poliziotto.
Il ricorso e il riconoscimento del danno morale
Dopo aver fatto ricorso al Tar, il poliziotto ha visto riconosciuto il danno morale subito, ottenendo un indennizzo di 10mila euro che è stato addebitato al ministero della giustizia. La sentenza del Tar ha evidenziato la mancanza di fondamento dell’esame psichiatrico e ha sottolineato come il tentativo di associare l’omosessualità dell’agente a un presunto disturbo della personalità abbia arrecato ingiusti danni alla sua reputazione e alla sua integrità professionale.
Le conseguenze legali e la tutela dei diritti dell’agente
Il caso del poliziotto della polizia penitenziaria apre a una riflessione sulla tutela dei diritti individuali e la corretta valutazione delle situazioni da parte delle istituzioni. L’episodio mette in luce la necessità di garantire che le valutazioni sulle condizioni personali e professionali di un individuo siano basate su criteri obiettivi e rispettosi dei diritti fondamentali, evitando discriminazioni infondate e dannose per la vita personale e lavorativa delle persone coinvolte.