Ultimo aggiornamento il 15 Settembre 2024 by Giordana Bellante
La situazione riguardante i nuovi centri per migranti in ALBANIA continua a destare preoccupazioni, con l’apertura dei primi 400 posti che potrebbe slittare ulteriormente. Nonostante gli accordi tra ITALIA e ALBANIA, la realizzazione di queste strutture ha dovuto affrontare numerosi imprevisti, rallentando l’intero processo. Questi centri, previsti per ospitare un massimo di 3.000 migranti, sono al centro di un dibattito acceso riguardo alla gestione e ai costi che ne derivano.
Difficoltà operative e imprevisti climatici
L’analisi della situazione da parte del governo
Durante una riunione del Consiglio dei ministri il 30 agosto, la premier Giorgia Meloni ha descritto le “difficoltà operative” che hanno colpito il progetto. La premier ha dichiarato: “Le stiamo superando una a una perché crediamo molto in questo progetto innovativo.” Tuttavia, il clima anomalo e le piogge incessanti hanno costituito un ulteriore ostacolo per l’azienda albanese incaricata della costruzione, che ha dovuto affrontare seri problemi per la tenuta del terreno nell’area di Gjader, dove è previsto l’hotspot. Il sito, che un tempo ospitava una base militare, ha rivelato la sua vulnerabilità a condizioni meteorologiche avverse, ulteriore motivo di ritardi.
Le implicazioni delle condizioni meteorologiche
Lo schema di lavori, previsto per ultimare la costruzione delle strutture entro la fine di maggio, ha subito uno slittamento inaspettato. Oltre alle piogge che hanno rallentato l’installazione dell’asfalto, c’è stata anche la necessità di rivalutare i progetti originari in relazione alla stabilità del terreno. Queste condizioni hanno costretto le autorità e le imprese coinvolte ad un riesame complessivo della situazione. La riunione a Palazzo Chigi del 12 settembre, presieduta dal sottosegretario Alfredo Mantovano, ha affrontato anche questi temi in modo approfondito.
Tipologia delle strutture in fase di realizzazione
Hotspot e centri di accoglienza a Shengjin e Gjader
Secondo quanto indicato dal bando pubblicato dalla prefettura di Roma il 21 marzo, si prevede l’istituzione di tre tipologie di centri. A Shengjin, sarà operativo un hotspot dedicato all’accoglienza e all’identificazione dei migranti, mentre a Gjader si prevede la costruzione di una struttura di prima accoglienza con ben 880 posti. Questo centro avrà il compito di condurre procedure accelerate per la valutazione della domanda d’asilo e decidere se i migranti avranno diritto alla protezione internazionale o dovranno essere rimpatriati.
Le caratteristiche delle altre strutture
In aggiunta all’hotspot e al centro di prima accoglienza, è previsto un centro di permanenza per il rimpatrio, con una capienza di 144 posti. Questa struttura sarà destinata a coloro che non avranno ottenuto asilo e necessiteranno di un rimpatrio veloce. Non da ultimo, si prevede la creazione di un istituto penale per i migranti sottoposti a misure cautelari, con una capienza massima di 20 persone. La gestione di queste strutture complesse richiederà una pianificazione attenta e risorse adeguate.
I costi delle strutture e la gestione finanziaria
Il peso economico del progetto
La realizzazione e la gestione dei centri sono finanziate dall’ITALIA per circa 62 milioni di euro. Tuttavia, i costi totali per il progetto superano di gran lunga questa cifra, generando un rebus finanziario piuttosto difficile da risolvere. Le spese complessive stimate ammontano a circa 650 milioni di euro, comprendendo vari aspetti da manutenzione e assunzione del personale, fino ai costi di trasferimento per i lavoratori inviati dall’Italia.
Riflessioni sui costi a lungo termine
Durante la sua visita a Tirana il 5 giugno, Meloni ha evidenziato che i fondi stanziati per l’attuazione dell’accordo ammontano a 670 milioni di euro per un periodo di cinque anni. Ciò equivale a circa 134 milioni di euro all’anno. Tuttavia, nonostante le previsioni di risparmio, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha avvertito che le difficoltà operative potrebbero portare il costo annuale a 160 milioni di euro. Ciò renderebbe necessari circa 800 milioni di euro in cinque anni, una cifra che le opposizioni hanno criticato come uno spreco di risorse pubbliche.
Analisi finale sui fondi e la spesa pubblica
La questione sull’efficacia dei fondi destinati all’accoglienza migratoria è destinata a rimanere al centro del dibattito politico. Nonostante i tentativi del governo di dimostrare che l’iniziativa potrebbe portare a un risparmio a lungo termine, gli imprevisti e la complessità nella gestione delle strutture nascondono insidie economiche non indifferenti. L’attenzione rimane ora puntata sull’effettivo avvio delle operazioni all’interno dei centri e sulla loro capacità di rispondere a una crisi migratoria in continua evoluzione.