Ultimo aggiornamento il 11 Settembre 2024 by Luisa Pizzardi
L’ultima sentenza del TAR del Lazio rappresenta un ulteriore colpo di scena nella delicata questione della regolamentazione del cannabidiolo in Italia. Il tribunale amministrativo ha sospeso il decreto del Ministero della Salute che voleva inserire le composizioni orali contenenti CBD nella tabella delle sostanze stupefacenti, un provvedimento che avrebbe avuto impatti devastanti per il settore della canapa industriale. Questa decisione, comunicata nella giornata di mercoledì 11 settembre, lascia aperte numerose questioni riguardanti la vendita e l’uso di prodotti a base di CBD.
La decisione del TAR e il contesto giuridico
Le motivazioni del ricorso
Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso presentato da Imprenditori Canapa Italia che contestava il decreto ministeriale. Con la sospensione del provvedimento, il tribunale ha fissato un’udienza di merito per il 16 dicembre, momento in cui si esploreranno nel dettaglio le implicazioni giuridiche del decreto stesso. Il collegio giudicante ha evidenziato che l’applicazione immediata del decreto avrebbe generato “grave pericolo economico e sociale”, suggerendo una mancanza di considerazione per le conseguenze che avrebbe avuto sul settore, composto principalmente da agricoltori e imprenditori già impegnati in investimenti significativi.
Il decreto e le sue conseguenze
Il provvedimento del Ministero della Salute, se attuato, avrebbe limitato severamente la disponibilità di prodotti a base di CBD, permettendo la vendita solo nelle farmacie con ricetta medica non ripetibile. Ciò avrebbe escluso, di fatto, l’accesso da parte di consumatori in negozi specializzati, erboristerie e tabaccai. Inoltre, il decreto ha suscitato preoccupazioni su come tali restrizioni avrebbero potuto ricadere su un mercato già in crescita, rischiando di soffocare iniziative promosse da piccole e medie imprese italiane.
Il settore della canapa industriale in pericolo
Le ripercussioni economiche
Come sottolineato dagli stessi rappresentanti dell’Ici, la decisione del Tar del Lazio rappresenta una “vittoria importante” per il comparto della canapa industriale. L’applicazione del decreto avrebbe potuto significare danni irreversibili per gli imprenditori del settore. Disporre di una base normativa stabile è fondamentale per la pianificazione a lungo termine e per gli investimenti, e qualsiasi incertezza normativa genera timori tra gli operatori economici.
Il futuro della canapa in Italia
La nuova sentenza del TAR potrebbe aprire scenari incoraggianti per la legalizzazione e la regolamentazione del CBD e dei suoi derivati in Italia. In un contesto europeo dove molti Paesi stanno rivedendo le loro leggi in materia di canapa e prodotti a base di CBD, l’Italia si trova in una posizione delicata. Gli imprenditori del settore dovranno ora attendere l’udienza di dicembre per capire le tempistiche e i futuri scenari normativi riguardanti la materia.
Il reiterato allarme del TAR
Il precedente di ottobre 2023
Questa non è la prima volta che il Tar del Lazio si pronuncia in merito alle normative sul CBD. Già ad ottobre 2023, il tribunale aveva emesso una sospensione simile, dimostrando una costante attenzione su questioni di grande rilevanza sia per i consumatori che per il mercato. Questa serie di decisioni indicano una possibile discontinuità nelle politiche del governo riguardanti la canapa e i suoi derivati, lasciando aperti dubbi sull’orientamento futuro della legislazione.
La posizione dell’Ici
Il presidente dell’Ici ha descritto la decisione del Tar come un segno di fiducia nel lavoro svolto dagli operatori del settore. La volontà di esprimere preoccupazioni riguardanti le normative sui prodotti a base di canapa è finalmente stata presa in considerazione dalle autorità. In un momento in cui il dibattito su cannabis e CBD è in costante evoluzione, il sostegno da parte delle istituzioni diventa cruciale per garantire uno sviluppo sano e sostenibile del settore.
La prossima udienza di merito del 16 dicembre si preannuncia come un momento cruciale per chiarire definitivamente le sorti del CBD in Italia, con potenziali ripercussioni su un intero settore e sulla salute pubblica.